La maglia di lana che ti pizzica la pelle, l’acqua di una domenica mattina che la intride, la rende pesante come un cappotto e la stinge irrimediabilmente, anticandola prima del tempo. L’odore di canfora e i suoni sordi dello spogliatoio. L’erba tagliata e il rumore dei tacchetti all’ingresso in campo.
Chi ha respirato, sentito e vissuto questo, non potrà più farne a meno. Nemmeno Antonello che, trascinato dalla moglie nella nuova casa della bassa bolognese, lontano da tutto, elabora il lutto che lo distacca dal calcio, da quello giocato sui campi con gli amici, da quello vissuto come tifoso sugli spalti del Bologna. Complice una rimpatriata tra amici e compagni d’un tempo della gloriosa squadra del Bologna Soccer di cui Antonello è stato portiere, per far riemergere il colore e lo spessore di quel filo che unisce i compagni di avventura anche a distanza di anni eterni di separazione, se questi hanno sofferto e gioito insieme, si sono abbracciati e insultati su un gibboso e sconnesso campo di periferia. E’ lo spirito dissacrante del calcio amatoriale, l’anima della passione di chi nasce cresce e muore, inseguendo sogni e palloni senza perdere la dimensione della vita e dello scherzo stupido e un po’ ignorante di quattro vecchi amici Bolognesi.
E’ la storia immortale della squadra più amatoriale dell’intera storia del calcio Bolognese, tanto amatoriale che non si può fare a meno di amarla.
E’ Bologna Soccer.
In scena:
Orfeo Orlando, Maria Grazia Maffia, Bruno Tabarroni, Renzo Morselli, Luca Mazzamurro, Monia Fucci, Maurizio Cevenini.
Drammaturgia: Dario Clementi.
Scenografia: Matteo Matteucci.
Regia: Francesca Calderara.